Alla luce degli ultimi sviluppi negli Stati Uniti, il tema della sostenibilità sembra perdere di importanza in tutto il mondo: le imprese fanno un passo indietro e relativizzano le proprie ambizioni di sostenibilità. Sul mercato dei capitali, l’interesse per gli investimenti incentrati sulla sostenibilità ristagna. Al contempo sono sempre più frequenti le catastrofi naturali causate dal cambiamento climatico e che ci spingono a riflettere. Come si conciliano questi due fenomeni? Una spiegazione può essere l’idea diffusa che il posizionamento sostenibile comporti principalmente costi e rinunce. Allo stesso modo, si ritiene ancora che gli investimenti sostenibili generino rendimenti inferiori. Dal punto di vista delle imprese, le nuove regolamentazioni impongono ulteriori requisiti, che devono essere attuati e soddisfatti nei rapporti di sostenibilità. Ciò comporta costi aggiuntivi che, a mio avviso, vanno analizzati criticamente in ­termini di entità e impatto. Ma la sostenibilità può essere vissuta anche in modo costruttivo. Per questo è fondamentale mostrare nel linguaggio dell’economia che la sostenibilità può essere redditizia. Mi spingerei addirittura oltre: un’economia sostenibile è un presupposto fondamentale per il futuro successo economico e garantisce la ­sopravvivenza delle aziende. Gli imprenditori lo sanno da tempo. Le attuali ­critiche alle pratiche di sostenibilità nel settore degli investimenti sono quindi passeggere. Tuttavia, è possibile che in futuro la sostenibilità per le aziende debba essere definita in modo diverso: meno burocrazia e vincoli, più innovazione e trasformazione che garantiscano il successo economico a lungo termine.