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01 Primo
02 Editoriale
03 Sommario
04 In primo piano
05 Facts and Figures
06 Punto di vista BCG
07 Filosofia di investimento BCG
08 Sostenibilità nell’attività di investimento
09 Politica di investimento BCG
10 Soluzioni di investimento BCG
11 La vostra BCG
12 Impressum

■ In primo piano

Ottimismo nonostante il raffreddamento congiunturale.

Intervista: Fabienne Farner Foto: Nicola Pitaro

Il federalismo, quattro lingue nazionali, una democrazia diretta, l’economia nazionale più innovativa, il miglior sistema di formazione universitaria del mondo e un cioccolato almeno altrettanto buono: sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono la Svizzera. Ma in che modo le peculiarità della Svizzera determinano il suo andamento congiunturale? Quali sono le opportunità e i rischi per le investitrici e gli investitori di fronte al persistere di un’inflazione elevata e di una crescita economica inferiore alla media? Nell’intervista al Prof. Dr. Jan-Egbert Sturm, professore di ricerca economica e direttore del KOF Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo, puntiamo i riflettori sulla piazza economica Svizzera.

Il Centro di ricerca congiunturale dell’ETH di Zurigo (KOF) e la Segreteria di Stato per l’economia (SECO) prevedono un raffreddamento della congiuntura nel 2023. Significa forse che la Svizzera deve aspettarsi una recessione? Secondo il Prof. Dr. Jan-Egbert Sturm, i tassi di crescita più bassi sono stati registrati lo scorso inverno e sono rimasti positivi, cosicché la Svizzera è scampata a una recessione tecnica. Per l’anno in corso, le attuali previsioni congiunturali del KOF parlano di una crescita positiva quasi dell’1%. L’economia svizzera, piccola e aperta, dipende in larga misura dallo sviluppo economico dei suoi partner commerciali esteri e l’economia mondiale ha subito una battuta d’arresto, anche a causa dell’elevata inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse. A ciò sono dovute in particolare le previsioni di crescita inferiori alla media per la Svizzera per il 2023.

Ogni contesto offre opportunità

Il concetto di «rischi congiunturali» è sulla bocca di tutti e viene spesso citato in relazione alle previsioni economiche. Ma che cosa si nasconde dietro questo concetto? «Per ogni previsione bisogna fare delle ipotesi», spiega Sturm. E prosegue: da un lato, si ipotizza che in futuro gli attori dell’economia si comporteranno in modo analogo al passato. Dall’altro lato si suppone, per esempio, che non vi sia un’ulteriore escalation della guerra in Ucraina né una sua espansione geografica oppure che in Cina non esploda una crisi immobiliare nel periodo di previsione. Purtroppo, le esperte e gli esperti di previsioni congiunturali non possono escludere categoricamente tali situazioni, così come non possono escludere una prossima crisi bancaria, una nuova pandemia o una catastrofe ambientale con gravi conseguenze economiche. Non è facile prevedere eventi del genere, che tuttavia si ripercuotono sull’economia.

Significa che, dopo l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, in Svizzera potrebbero verificarsi ulteriori disordini sulla piazza finanziaria? «Se le esperte e gli esperti avessero previsto tali rischi, sarebbero già stati presi in considerazione nelle previsioni», commenta il professore di ricerca economica. Secondo la stima del KOF, gli effetti macroeconomici dell’acquisizione di CS sono calcolabili. Nelle sue attuali previsioni economiche, l’istituto non prevede una crisi grave come la crisi finanziaria del 2008/2009 o la crisi dell’euro.

A livello di imprese: ogni contesto offre opportunità. Il direttore del KOF vede anche opportunità economiche nel contesto attuale: «Di solito è più facile immaginarsi i rischi negativi». Talvolta, tuttavia, l’economia si sviluppa meglio del previsto. Lo scorso inverno è stato meno drastico di quanto temuto, anche per via delle condizioni meteorologiche sorprendentemente miti. Anche i prossimi mesi potrebbero evolvere meglio del previsto, ad esempio se le aspettative inflazionistiche e la conseguente politica dei prezzi fossero più attenuate, sia sul mercato dei prodotti che del lavoro.

«Abbiamo imparato molto, ma non tutto.» Prof. Dr. Jan-Egbert Sturm, professore di ricerca economica e direttore del KOF Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo

Ricetta vincente della Svizzera

La Svizzera è una piazza economica unica. In primo luogo, in Europa ci troviamo sull’isola dei prezzi alti. Di conseguenza, l’economia locale è fortemente orientata verso prodotti di nicchia e di qualità. Inoltre, la Svizzera combina un contesto politico molto stabile con strutture flessibili del mercato del lavoro: una ricetta vincente. Un altro vantaggio competitivo è il sistema di formazione svizzero con ricerca di punta e un sistema di formazione professionale duale che fornisce prodotti e servizi di alta qualità all’economia mondiale, commenta Sturm. Il sistema formativo svolge un ruolo essenziale proprio nel campo dell’innovazione. Ne è scaturita una dinamica propria che spinge studenti, accademici e imprese che dipendono da personale altamente qualificato a venire e a rimanere in Svizzera. Inoltre, l’elevata qualità della vita in Svizzera è un fattore importante per il reclutamento di professionisti e talenti. Secondo Sturm, questi ingredienti fanno parte della ricetta vincente della Svizzera.

Ma la Svizzera è unica anche sul piano culturale grazie alle sue regioni linguistiche, che si sono specializzate in modo diverso. Basti pensare a Basilea con il suo cluster farmaceutico. «Se si pensa al settore finanziario svizzero, la mente va subito a Zurigo, Ginevra e Lugano, il fulcro politico è Berna, e quando si parla di turismo invernale si pensa subito ai Grigioni e al Vallese».

L'ostacolo del federalismo

Tuttavia, la Svizzera non è stata risparmiata dalle recenti crisi come la pandemia di Covid-19, la crisi energetica e gli effetti della guerra in Ucraina. Secondo Sturm, dal punto di vista della politica economica le crisi sono state gestite con più saggezza di quanto probabilmente sarebbe accaduto in passato: «Abbiamo imparato molto, ma non tutto». Durante la pandemia, i regimi di lavoro ridotto e i crediti Covid-19 a garanzia statale hanno aiutato le aziende a superare meglio la crisi. Tuttavia, con la seconda ondata della pandemia il sistema federale ha dimostrato le sue debolezze sul fronte dei processi decisionali rapidi.

Secondo Sturm, un’importante lezione appresa a seguito della pandemia è che la tendenza alla riduzione delle giacenze determina rapidamente strozzature nelle forniture e impennate dei prezzi a fronte di un aumento della domanda. Tuttavia, la deglobalizzazione nella concorrenza internazionale non è necessariamente dannosa per l’economia svizzera, in quanto la qualità e l’affidabilità vengono nuovamente molto apprezzate. Sebbene settori come quello della ricettività debbano affrontare grandi sfide, il danno macroeconomico delle recenti crisi in Svizzera è rimasto contenuto.

Isola dell’inflazione in Europa

Uno sguardo oltre i confini svizzeri rivela che qui da noi i tassi di inflazione sono molto inferiori a quelli dei paesi vicini. Una delle ragioni dei bassi tassi di inflazione in Svizzera è, secondo Sturm, la valuta forte, che è molto richiesta in periodi di volatilità. L’apprezzamento che ne consegue rende i beni e i servizi importati più convenienti e attenua l’aumento dei prezzi sul territorio nazionale. In Svizzera i prezzi dell’energia elettrica sono più regolamentati e quindi fluttuano meno. La specializzazione in mercati di nicchia e il forte isolamento del settore agricolo sono altri fattori che influenzano positivamente l’andamento dell’inflazione in Svizzera. Nonostante le previsioni di crescita inferiori alla media per l’anno in corso, si tratta di un contesto ottimistico. ■

Scheda Prof. Dr. Jan-Egbert Sturm

Funzione: professore di ricerca economica e direttore del KOF Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo

Classe: 1969

Famiglia: sposato, due figli

Formazione: PhD, Rijksuniversiteit Groningen, Paesi Bassi

L’importanza di un settore industriale diversificato.

Roman Bättig

Head Macro Research Banca Cantonale Grigione

Roman Bättig

Head Macro Research Banca Cantonale Grigione

L’importanza di un settore industriale diversificato.

La scarsità di energia e i ritardi nella catena di fornitura sono per il momento scomparsi dal radar delle imprese svizzere. Gli scenari worst case non si sono quindi concretizzati nell’anno in corso. Lo consideriamo un segnale positivo per l’economia svizzera. L’andamento congiunturale si presenta per lo più robusto. Le esportazioni di merci, ad esempio, sono in aumento. D’altro canto, all’inizio del 2023, lo sviluppo economico in Svizzera è stato stagnante. Questo non sorprende, a prima vista, considerato il rallentamento della crescita nell’area euro nello stesso periodo. Tuttavia, i cicli economici dell’eurozona e della Svizzera non procedono di pari passo. Ciò riflette in parte il settore industriale diversificato della Svizzera, con un’importante industria farmaceutica, relativamente poco sensibile alla congiuntura. Anche se l’economia globale si raffredda, i consumatori dei paesi industrializzati non risparmiano in prima battuta sulla sanità. Inoltre, la domanda interna resta sostenuta. I consumatori sono fiduciosi e il tasso di disoccupazione è molto basso. Per questo motivo non ci aspettiamo una recessione in Svizzera per l’anno in corso. Nel 2023 e nel 2024, l’economia svizzera registrerà una crescita al di sotto del trend. Per il 2025 prevediamo un ritorno a una crescita più forte, poiché le pressioni inflazionistiche diminuiranno e l’economia mondiale si riprenderà. ■